Giuseppe Flavio
Giuseppe, sacerdote gerosolimitano, figlio di Mattia, nacque tra il 37 e il 38 dell’era cristiana. Scoppiata nel 66 la rivolta degli ebrei contro Roma, egli fu a capo delle truppe che per prime si scontrarono con i romani nella Galilea. Dopo alcune sconfitte, si consegnò al generale nemico, il futuro imperatore Vespasiano del quale rimase poi sempre fedele servitore.
Distrutta Gerusalemme sotto i suoi occhi Giuseppe andò a Roma insieme col vincitore Tito, figlio di Vespasiano. Egli, come liberto, aggiunse al suo nome di Giuseppe, quello di Flavio, e alla" gens Flavia" prestò i propri servizi di storico di corte. Giuseppe Flavio pubblicò la "Guerra giudaica", tra gli anni 75-79, nella quale narra le vicende precedenti e tutto lo svolgimento della guerra di cui era stato attore e spettatore. L'opera, pur avendo gravi difetti, è di singolare utilità per conoscere la storia dei tempi di Gesù.
Giuseppe Flavio pubblicò, tra gli anni 93 e 94, le "Antichità giudaiche" nelle quali narra la storia della nazione ebraica dalle origini fino alla guerra contro Roma. Egli pubblicò dopo l'anno 95, il "Centra Apionem" uno scritto polemico in difesa del giudaismo, e dopo l'anno 100, pubblicò la "Vita" che è una apologia della sua condotta politica.
In tutti questi testi Giuseppe Flavio parla molto di persone del mondo giudaico e romano nominate nei Vangeli, ma di Gesù e dei cristiani parla molto poco. Nelle "Antichità giudaiche" (XVIII, 116- 119) parla bene di Giovanni il Battista e della sua morte. Ancora nello stesso libro parla con rispetto della morte violenta dell’apostolo Giacomo, "fratello di Gesù", chiamato il Cristo (ivi, XX, 200). Sull’autenticità di questi due testi non vi sono dubbi. Invece le cose non stanno così riguardo al testo che riporto qui: "Ora ci fu verso questo tempo Gesù, uomo sapiente, seppure bisogna chiamarlo uomo; era infatti facitore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità. E attirò a sé molti giudei, e anche molti greci. Costui era il Cristo. E avendo Pilato per denuncia degli uomini principali fra noi, punito lui di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti comparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già detto i divini profeti queste e migliaia d'altre cose mirabili riguardo a lui. E ancora adesso non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati i cristiani (Antichità giudaiche, XVIII, 63-64).
Questo testo conosciuto come Testimonium Flavianum, è con- tenuto in tutti i codici delle Antichità giudaiche, e nel secolo IV era già noto a Eusebio che lo cita più di una volta (Historia eccle- siastica, I, II). Il fatto che il testo sia riportato in tutti i codici delle Antichità giudaiche, per me è decisivo per sostenere la sua autenticità. Non è pensabile che uno o più interpolatori abbiano potuto inserire il testo in tutti i codici prima ricordati, perché è certo non si poteva sapere quanti fossero e dove si trovassero.
Inoltre, è da sottolineare che fino al secolo XVI, nessuno stu- dioso dubitò della sua autenticità. Il motivo per negarne l'autenticità era fondato sulla presunzione che il giudeo e fariseo Giuseppe Flavio non potesse parlare così di Gesù. Non tutti i giudei e i farisei negarono Gesù come Messia il Cristo. Basti pensare a Ni- codemo e Giuseppe d'Arimatea e a tanti altri che si convertirono e divennero cristiani, dal tempo di Gesù fino ai nostri giorni. Voglio aggiungere che il razionalista Harnack ha difeso l'au- tenticità del testo.
Giuseppe Flavio, nei due testi considerati da tutti gli studiosi autentici, mostra rispetto per due personaggi importanti legati a Gesù e lo stesso rispetto lo manifesta per Gesù quando ricorda Giacomo fratello (cugino) di Gesù e aggiunge le parole: chiamato il Cristo. Questa aggiunta è molto significativa perché molti ebrei, non tutti, negavano allora e negano anche adesso questo titolo a Gesù. I cristiani credenti non ricorrono a questi mezzi truffaldini, perché la loro morale glielo impedisce e le prove per affermare la verità su Gesù sono più che sufficienti.